Postumia era conosciuta prima della guerra col nome tedesco di Adelsberg (Monte dell'Aquila); il nome slavo era Postojna (avvoltoio degli agnelli). L'attuale denominazione fu derivata da Arae Postumiae, località sulla via Postumia, che si è creduto sorgesse al posto dell'attuale cittadina. L'ingresso alle Grotte si trova poco più di 1 km. a NO dell'abitato, sulla d. della strada di Ottocco Grande. Oltrepassato il cancello, si entra- in un corridoio trianggolare che conduce al Grande Duomo (m. 45 X 30 X 30; capacità 40.000 me.), imponente sala sul cui fondo scorre tumultuosa la Piuca. Questo fiume è un esempio dei più interessanti di acque carsiche; nasce ai piedi del M. Gradiscam. 791, a c. 1 km. a S di Sagoria, percorre verso N c. 26 km. all'aperto, ingrossato a c. 2 km. a O di Postumia dal Rio del M. Re : Nanosca), che raccoglie le acque del M. Re e del versante della Selva Piro. Entra nella grotta per una stretta apertura a sin. del piazzale che è davanti all'ingresso, alla q. 511, percorre all'aperto soltanto un centinaio di m., sul fondo del Grande Duomo, e scompare sotto l'arco di una cupa galleria all'altra estremità della caverna. Mentre un tempo esso seguiva il percorso attuale delle grotte, ora invece devia verso NO fino ad una biforcazione dove un ramo si riunisce al Tartaro, braccio laterale della grande Grotta, e
un altro prosegue verso la Grotta di Ottocco. Questo tratto fu esplorato da Adolfo Schmidl nel 1850-2. Dalla Grotta di Ottocco il fiume prosegue ancora, verso N, quindi volge a NO, e si divide nuovamente in due rami; l'uno raggiunge l'Abisso della Piuca, l'altro la Grotta Nera. Il tratto dalla Grotta di Ottocco all' Abisso della Piuca fu oggetto di diverse esplorazioni, tra cui notevoli quella dell'Antron Club e del Martel nel 1891-3; il ramo che si getta nella Grotta Nera fu riconosciuto da G. Andrea Perco durante una ardita e memorabile esplorazione compiuta nel 1910, risalendo dal Grande Duomo tutto il corso sotterraneo della Piuca. Quello che oggi è chiamato il Grande Duomo era già conosciuto nel tardo medio evo e vi si entrava allora per un pertugio, oggi chiuso da una porticina che reca la data del 1819, raggiungendo presso a poco il punto ove oggi è la balaustra in ferro. Dal Grande Duomo si scendeva poi a sin. per uno stretto sentiero che conduceva alla Grotta dei Nomi Antichi. In questa grotta si leggevano, secondo la testimonianza di scrittori del secolo scorso, iscrizioni dei sec. XIII e XIV, oggi quasi cancellate dallo stillicidio, mentre se ne possono leggere facilmente altre che risalgono al 1412. La grotta fu poi quasi dimenticata fino al 1816; quando se ne interessò il cassiere circondariale Giuseppe Lowengreif, che scese in fondo al Duomo; due anni dopo, durante i lavori compiuti per la visita dell'Imperatore Ferdinando IV, la guida Luca Cec scoperse quella che fu poi detta la Grotta dei Nomi Nuovi, ora ricoperta di numerosissime iscrizioni, fra cui un'ottava di Francesco Dall'Ongaro. L'interesse crescente determinato da questa scoperta condusse all'esplorazione di tratti ulteriori delle Grotte, la cui visita, non disciplinata da rigide norme, ebbe spesso per conseguenza il deterioramento di alcune parti di esse, sia per l'uso delle torcie, sia per la rottura e I'asportazione delle concrezioni, come si può tuttora constatare nel tratto che giunge fin, presso la Sala da ballò. Nel 1830, abbattuta una muraglia, che anticamente aveva fatto da saracinesca ad un sifone del fiume, il pubblico poteva visitare buona parte del Braccio Orientale, fino alla Cortina, attraverso una serie di sale meravigliose, ma disagevoli a percorrersi fra i continui saliscendi e le arrampicate, fra i blocchi e lungo le cornici sospese su pericolosi strapiombi, che i successivi lavori di sistemazione non lasciano ormai neppure immaginare. Si passava così in quella che ora è chiamata la Sala della Nave capovolta, separata da una strozzatura dalla Sala della cascata d'acqua, e più avanti, subito dopo una concrezione detta Testa di Leone, in una saletta alta 13 m., ricca di stalattiti e pilastri, detta il Duomo Gotico. In altra caverna qui presso furono ritrovati, durante i lavori di sterro, importanti resti di leone e di orso delle caverne, ora esposti su di una mensola. Procedendo si arriva alla Sala da ballo (m. 47 X 28, alta 12), centro delle feste tradizionali di Pentecoste e della prima domenica di settembre, poi, passando accanto ad una grossa stalammite inclinata, detta Torre di Pisa, si giunge alla Piazza della Posta, alla Cappella della Preghiera ed al Grande Ciondolo, concrezione bianca e rossa sospesa nel vuoto, in forma di una ciocca di cappelli di proporzioni gigantesche. Un corridoio angusto conduce alla Sala del Candore (m. 24 X 100, alt.100), di perfetta bianchezza, coperta di concrezioni interessantissime. A sin. si apre la Grotta della Cera che conduce alla Grotta. dei Cristalli; in fondo si profila il Castello in rovina, con uno degli effetti scenografici più belli che offrano le Grotte. Oltrepassata la concrezione detta la Mummia ritta, si giunge alla Sala del Bivio (mq. 600, alt. 12 m.), distante c. 1000 m. dall'entrata. In essa si aprono due gallerie: a d. continua il Braccio Orientale, nel quale si trova la Cortina, la Grotta Tricolore, scoperta nel 1832, vivacemente colorata dagli ossidi, la Colonna rovesciata e il Viale delle Colonne, che conduce fin presso il Calvario, v. sotto; a sin. è il Braccio Mediano, che si segue oggi nell'andata e che è la parte più colorata delle Grotte. Esso fu reso accessibile nel 1856 con la costruzione di una galleria, dopo che Adolfo Schmidl, con l'esplorazione sistematica della regione, aveva risuscitato l'interesse per le Grotte di Postumia. In questo braccio si aprono la Sala dell'Iride, la Colonna gotica, la Sala dei Diamanti; continuando si trova a sinistra l'imboccatura del Tartaro, immenso cavernone dal soffitto a lunghi grappoli aguzzi che si prolunga in direzione SO, biforcandosi in due rami che scendono entrambi verso la Piuca. Quello di destra conduce all'Orrido del Tartaro, gigantesca frana prodotta dal crollo di una grande caverna alla quale corrisponde oggi all'esterno la dolina Stara Apnenca. Si è qui presso la grotta di Ottocco, distante non più di 70 m. L'altro ramo, di sinistra, va al Lago di Acheronte, dall'acqua limpida e assai profonda, al di là del quale si raggiunge con due rami il fiume. Dall'imbocco del Tartaro, continuando verso NE si sale al Belvedere e si giunge ai Campi Elisi (m. 43 X 70; alt. 33), per una strada che fu compiuta nel 1866. Poco prima era stato scoperto il nuovo ingresso delle Grotte. Altri lavori furono eseguiti in quel tempo e negli anni successivi dalla Commissione amministrativa, istituita nel 1848 e presieduta, dopo il 1863, da Antonio Globocnik, il quale condusse a termine una serie di miglioramenti per cui le Grotte assunsero quell'aspetto che poi mantennero fino alla redenzione. Dalla Grotta dei Campi Elisi, che per la sua forma e la sua colorazione dà l'illusione di essere più vasta di quello che in realtà non sia, si entra nel Cavernone dei Concerti, capace di oltre 4000 persone, con a fianco la Grotta del Gujo; poi si giunge all' orlo di un avvallamento, in fondo al quale si scende con ripide rampe, tra concrezioni gigantesche formanti altissime colonne, fino ai piedi del Calvario, collina alta 45 m. Questa parte delle grotte presenta una varietà di concrezione particolare, della quale la cosidetta Tenda è il più bell'esempio. Qui la calcite si è deposta e cristallizzata sopra un cumulo di argilla, la quale fu poi asportata forse da un' inondazione temporanea; così la crosta stalammitica rimase sospesa nel vuoto. La salita al Calvario si compie fra una selva formidabile di stalammiti; la cima dista ancora 17 m. dalla sommità della volta. Presso il Calvario ha termine la piccola ferrovia a motore che dall' ingresso percorre le Grotte lungo tutto il Braccio Orientale, per il quale si ritorna verso l'uscita, compiendosi così la visita ordinaria con un percorso complessivo di 4300 m. Al di là del Calvario si apre la meravigliosa Grotta del Paradiso, scoperta nel 1891, di una incredibile bellezza e ricchezza di concrezioni, superiore a quella di ogni altra parte delle grotte. Una comoda strada conduce tortuosamente all'estremità della Grotta, ove fu scavata (1925) una galleria che discende fin presso la radice della Galleria Bertarelli. ad un cavernone di 350 m., antica via di deflusso del fiume e dal quale si ritorna ai piedi del Calvario. I più recenti lavori eseguiti nelle Grotte di Postumia hanno avuto per scopo di collegare e rendere accessibile al pubblico tutto il sistema delle cavità sotterranee percorse dalla Piuca, seguendone il corso verso N. Già una parte del progetto è stata attuata. Fin dal 1925 è stata aperta la Galleria Bertarelli, attraverso la quale, proseguendo oltre la Grotta del Paradiso, si raggiunge la Grotta Nera, conosciuta da tempo immemorabile e così detta per il colore delle concrezioni annerite dal fumo delle torcie. I rami della Grotta si riuniscono ad anello; verso NO si apre la Terza Galleria artificiale di recentissima costruzione, che immette nell'Abisso della Piuca. Qui il fiume si allarga dapprima in un placido lago, che si può percorrere in barca, poi diventa tumultuoso e spumeggiante e riempie del suo fragore tutta la caverna. Grandi lavori vi furono eseguiti, fra cui una strada che conduce alla voragine di uscita ove, fin dal 1923, fu costruita un'ardita scala di 267 gradini, che mette all'esterno, nella foresta. Il programma però comprenderebbe l'unione dell' Abisso della Piuca con il Cavernone di Planina, esplorando e sistemando il percorso tuttora sconosciuto del fiume nei 2200 metri che separano le due cavità.
Lo sviluppo lineare di tutte le Grotte del sistema è approssimativamente: Grotta principale m. 4.300; di Ottocco 450; dei Nomi Antichi 200; dei Nomi Nuovi 200; della Cera e dei Cristalli 300; dell'Uomo Nudo 400; laterale senza nome m. 350; Tricolore 770; laterale sotto il Calvario 250; del Paradiso 450; Paradiso (uscita) 60; Cavernone fino alla Galleria Bertarelli 350; Tartaro, principale 300; Tartaro, ramo Acheronte 150; Tartaro, biforcaz. del lago alla Piuca 200; dal Grande Duomo alla Grotta di Ottocco 1.200; canale sotterraneo dei Rio Nero esplorato 600; dalla Grotta di Ottocco all'Abisso della Maddalena e alla Grotta Nera 2.020; Abisso della Maddalena (ramo asciutto e tratto nordorientale verso l'Abisso della Piuca) 1.010; Grotta Nera compresa la diramazione inferiore e la Grotta Cariboldi 1.220; Galleria Bertarelli (artificiale). 454; terza Galleria artificiale 90; Abisso della Piuca 770; Cavernone di PIanina, ramo occidentale 2.900, ramo orientale 3.800. Totale m. 22.794.
Di seguito un avviso storico della SAG emesso durante le opere per l'adattamento turistico delle grotte: avvisoSAG_108