ACCESSO
Procedendo da Chiusaforte verso Sella Nevea, dopo il paese di Tamaroz si percorre il rettilineo per un centinaio di metri, fino al ponte che traversa il letto del torrente. Lo si risale quindi fino a giungere ad una parete. Qui si prosegue lungo la cengia, verso W, per poi risalire a zig zag la parete per un'ottantina di metri, fino ad un'ampia cengia boscosa. L'ingresso s'apre all'inizio della sovrastante parete, sotto un'evidente diedro che culmina con un tetto giallastro.
NOTA
I primi rilevatori hanno lasciato alla base della prima parete una scaletta da grotta con relativa corda che risale la parete per un'ottantina di metri. Non vi sono notizie recenti sulla presenza o meno di tale scaletta; resta inteso che non bisogna fidarsi ad utilizzarla.
DESCRIZIONE
La grotta in oggetto fu scoperta dall'Associazione XXX Ottobre negli anni '50 e da essa fu esplorata sia nella parte qui presentata sia nella parte sommersa, praticabile ovviamente solo con attrezzature subacquee. Il lavoro svolto non si concretizzo tuttavia in un rilievo. Solo all'inizio degli anni '80 il CAT riprese le esplorazioni.
Si tratta di una risorgiva in buona parte ancora attiva, percorsa da un torrente che in caso di piena raggiunge portate considerevoli, come ben testimoniato dalla notevole cascata che talora si riversa nella Val Raccolana. Per tale motivo l'esplorazione della grotta va effettuata solo in caso di bel tempo stabile; bisogna infatti tenere presente che, oltre a poter sifonare alcuni tratti della parte iniziale, esiste il pericolo di un completo allagamento anche nella parte fossile. Le acque drenate appartengono al bacino compreso tra il Cimone ed il Montasio, anche se nella zona non sono conosciute grotte di rilievo, con l'eccezione dell'Abisso Maidirebanzai, distante in linea d'aria un paio di chilometri e con un dislivello tra i due ingressi di 1121m. Difficilmente esiste però la possibilità di un qualche collegamento, vuoi perché ambedue risultano ingressi bassi di un proprio sistema, vuoi perché l'Abisso si ferma a -200m sulla dolomia, disperdendo l'acqua in esso presente in numerose fratture presenti lungo gallerie orientate prevalentemente verso la Val Dogna.
La morfologia della grotta Amelia è tipica delle gallerie d'interstrato scavate nella dolomia, presentando sezioni molto larghe, ma piuttosto basse; notevole ovunque il concrezionamento. Solo nella parte finale la cavità assume un andamento quasi meandriforme, per poi intersecare una faglia. All'estremità W di questa c'è una frana, all'estremità E c'è una fessura soffiante, impraticabile, tra due colate.
Ulteriori prosecuzioni si potrebbero scoprire con una nuova esplorazione subacquea della parte sommersa, attualmente non rilevata.