ACCESSO: il Fontanon di Goriuda si apre sul versante meridionale della Val Raccolana che da Sella Nevea scende ad incontrare l'alta valle del Fiume Fella. DESCRIZIONE: l'ingresso di questa interessante grotta-sorgente era noto da lungo tempo ai ricercatori del C.S.I.F., ma non risulta che sia stata esplorata, neppure parzialmente, prima del 1963, anno in cui Adalberto Kozel e Marino Vianello della C.G.E.B. cominciarono ad effettuare le prime esplorazioni. Il primo tratto è costituito da una galleria diritta, lunga circa 80 metri, larga sui 4-6 metri e interamente occupata dal letto del torrente. La sezione semicircolare, abbastanza regolare ed i giunti di stratificazione ben evidenti farebbero pensare, a prima vista, ad una galleria d'interstrato, formatasi in pressione. Lungo tutta la galleria, sulla volta, appare però ben chiara la traccia di una frattura, ed un più accurato esame permette di osservare in qualche punto della galleria una sezione triangolare, tipica da frattura, piuttosto che semicircolare. L'acqua, profonda all'ingresso qualche decimetro, al termine della galleria, dove questa si allarga a formare un magnifico laghetto verde smeraldo ai piedi di una rapida, è profonda oltre 4 metri. La rapida ed alcune piccole cascate che la seguono immediatamente a monte, possono essere superate agevolmente per una larga cengia sulla destra orografica, che sale lentamente, con pendenza costante fin quasi sotto la volta della galleria, qui molto alta ed ornata da numerose stalattiti. Dopo un altro tratto orizzontale che si percorre seguendo il corso del torrente, si incontra un'altra cascata, superabile con una facile arrampicata, sempre sulla parete destra. Si raggiunge così un secondo lago, lungo 15 metri, la cui profondità va gradatamente aumentando fino al sifone che lo chiude, formato dalla volta della galleria, probabilmente il letto di uno strato, che si immerge lentamente sotto il pelo dell'acqua. Usando autorespiratori ad ossigeno è stato possibile esplorare e sommariamente rilevare 80 metri della galleria sommersa che, all'inizio, ha l'aspetto di una galleria d'interstrato, con la volta piatta, larga 4-6 metri ed alta 3 metri. Successivamente le pareti si restringono, la galleria si approfondisce e la sezione si modifica in sezione triangolare da frattura, con il vertice superiore piuttosto acuto. Dal punto di profondità massima raggiunta, 14 metri dall'inizio del sifone, non si scorge alcun accenno ad una risalita della galleria e ad una ripresa di scorrimento a pelo libero, semmai si nota una tendenza ad un ulteriore approfondimento. Nel 1967, accertata con la fluorescina la comunicazione della risorgiva con l'Abisso Eugenio Boegan, il sifone, dopo 125 metri dall'inizio, venne superato per la prima volta da Kozel, poi da Giuseppe Baldo e Giorgio Borean. Nel 1969 Fabio Venchi e Giorgio Priolo proseguirono con l'esplorazione della cavernetta al di là del sifone. Superata una contorta fessura, si riscontrò l'esistenza di un secondo sifone, molto più stretto ed angusto del primo, dal quale proveniva l'acqua del primo. Si trovò poi, dall'altra parte della caverna, un lago che a prima vista sembrò isolato. Un anno dopo, durante un'immersione nel secondo sifone, venne constatato da una parte il suo proseguimento in profondità, dall'altra la comunicazione con il presunto lago morto. Essendo questo raggiungibile molto più comodamente, da allora in poi venne sempre usato come accesso al sifone. Il sifone, lungo circa 60 metri e profondo 15 metri, dalla forma a "V", presentava un aspetto molto diverso dal primo, e raggiungeva in uscita un'ampia caverna lunga 25 metri con l'acqua che sgorgava dai massi di una frana. L'unico proseguimento possibile si intravedeva al di sopra di una parete verticale alta una ventina di metri. Superatala dopo un'ardita arrampicata, si esplorò una galleria molto alta, in salita, lunga circa 60 metri, terminante con un terzo sifone. Negli anni '90 il terzo sifone è stato attraversato da Spartaco Savio della C.G.E.B.