ACCESSO 1900/4620VG:
l'abisso si trova al margine di un terreno prativo delimitato da un muricciolo a secco. Ad una cinquantina di metri verso NW si trova il Pozzetto ad E di Borgo Grotta Gigante (1187/4087VG), il quale si apre sul fianco di una piccola dolina, a 24m dal pilone dell'ENEL TN5 N.686; la dolina nel 1985 era in parte già sventrata dai lavori di costruzione dell'autostrada e quindi è probabile che l'ingresso del pozzetto sia ostruito.
DESCRIZIONE 1900/4620VG:
a differenza degli altri abissi scoperti nell'ultimo dopoguerra, questa cavità non richiese la disostruzione o il forzamento dell'imbocco, il quale dev'essersi aperto spontaneamente in epoca alquanto recente ed al momento della scoperta era coperto soltanto da una grossa
pietra.
L'abisso con il suo sviluppo quasi esclusivamente verticale rappresenta un caso abbastanza tipico sull'altopiano carsico ed ha le stesse caratteristiche strutturali del Pozzo Covacich (285/846VG), dell'Abisso Colognatti (746/3914VG) e di altre cavità sul Carso triestino.
Al notevole concrezionamento dei due pozzi iniziali e della caverna alla profondità di 43m, fa seguito un progressivo accentuarsi delle forme corrosive, in pieno ciclo di evoluzione e stupendamente evidenti nei pozzi che giungono alla profondità di 94m, nelle due diverse diramazioni della cavità. E' interessante osservare come la continuità degli ambienti sotterranei si è instaurata in qualche punto attraverso l'unione di fratture diversamente orientate o con l'ampliarsi di vani contigui, in origine separati; si tratta di un complesso di fratture notevole in quanto isolato, in una zona scarsamente interessata dal carsismo ipogeo. Va rilevato ancora che tutti i vani erano un tempo ugualmente concrezionati, come si deduce da pochi residui di spessi crostoni visibili sulle pareti ora corrose; al distacco del rivestimento calcitico si deve forse l'ostruzione di qualche passaggio che portava ad una maggiore profondità.
Nelle strettoie del ramo più profondo si avverte talvolta una sensibile corrente d'aria in uscita, mentre all'imbocco della cavità tale fenomeno non si nota; si tratta infatti di una curiosa circolazione interna, per cui l'aria piove letteralmente da alcuni camini molto alti, per risalire attraverso altre vie.
L'accesso all'ultimo pozzo era costituito da una lunga fessura verticale ed impraticabile; il lavoro di allargamento è stato eseguito in condizioni assai difficili, al limite delle umane possibilità.