ACCESSO:
la cavità si trova al fondo di una dolina a lato della strada che da Gabrovizza conduce a Sgonico, sulla destra provenendo da Gabrovizza.
DESCRIZIONE:
il Pozzo tra Gabrovizza e Sgonico è più conosciuto con i nomi di Jablenza o Grotta del Diavolo che derivano da alcune leggende paesane, forse create spaventare i pastorelli e tenerli lontani dalla bocca pericolosa della voragine. A Sgonico si narra ancora tra i vecchi che una fanciulla, caduta nella grotta assieme alla sua mucca, venne nuovamente alla luce nei pressi di Duino. L'idea dell'esistenza di un fiume che scorre sotto il Carso era diffusa tra i contadini da tempi immemorabili e anche altri racconti lo confermano.
L'orlo del pozzo, per un buon tratto rivestito da muschi, è allungato ed è raggiungibile comodamente soltanto dal lato Ovest della dolina che presenta i fianchi troppo scoscesi dagli altri lati. Il pozzo iniziale sprofonda in verticale assoluta per 42m raggiungendo una china in ripida pendenza che prosegue in un'alta e stretta galleria. Alla fine del pendio si trova del pietrame grossolano e poi su di un piano argilloso sorgono due colonne, spezzatesi in seguito all'abbassamento del suolo. Da qui si entra in un'alta e ampia caverna disadorna, ingombra di una grande quantità di massi di crollo coperti in alcuni punti da incrostazioni calcitiche. Una cengia sulla parete Sud porta all'imbocco di una diramazione scoperta nel 1946, nella quale, contrariamente a quanto si rileva negli altri ambienti, l'umidità è notevole ed il concrezionamento è in pieno sviluppo. Vi abbondano infatti le colate ed in particolare le stalattiti, tra le quali si notano molte eccentriche di grande bellezza e strane escrescenze aggrovigliate di calcite purissima. E' questa indubbiamente la parte più suggestiva della cavità.
Sul lato opposto della caverna si apre tra i blocchi di frana lo stretto orifizio del pozzo interno, che in realtà potrebbe essere definito una galleria fortemente inclinata ed interrotta da due salti verticali.
Questo tratto è molto asciutto e poco concrezionato, mentre a metà discesa si incontra un enorme blocco incuneato tra le pareti, del volume di circa 130 metri cubi. Prima di raggiungere tale masso, traversando sulla parete Sud, si può raggiungere una breve diramazione nella quale vi è una successione di piccoli pozzi affiancati, interessati da una forte erosione.
NOTA: la china detritico alla base del pozzo di accesso è completamente cperta di rifiuti di ogni genere.
NOTA: nell'archivio della Commissione Grotte "Eugenio Boegan" esiste un rilievo datato 12 agosto 1894 con la sigla C.P.( forse eseguito da Circolo Hades che operava appunto sul Carso in quel periodo e attribuito comunque al Club Touristi Triestini in uno scritto raccolto assieme al resto della documentazione archiviata). Si tratta probabilmente della prima esplorazione, peraltro incompleta, in quanto nel rilievo il pozzo interno non risulta ancora individuato.