Schede storiche.
Il 15 e 16 agosto 1931 la Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie di Trieste poté finalmente esplorare l'Abisso di Cima Secca, in quel di S. Pietro del Carso. Da vari indizi riscontrati in una visita parziale compiutavi anni addietro, s'era tratta la convinzione che l'abisso dovesse raggiungere una profondità rispettabile. A mezzo di un autocarro militare, messo gentilmente a disposizione dal locale Comando di Corpo d'Armata, un primo gruppo d'esploratori si occupò, ancora la sera del 14, per il trasporto del materiale più pesante. La mattina seguente un secondo nucleo d'esploratori, con il resto del materiale, si ricongiungeva al primo ed insieme procedevano al trasporto degli attrezzi necessari fino all'imboccatura della cavità. Alquanto lungo e faticoso riuscì, data l'ubicazione dell'abisso, questo trasporto. La cavità infatti, si trova in mezzo ad una estesa e fitta boscaglia, sulle falde di Cima Secca, a quota 1080, e distante dalla più vicina strada camionabile circa due chilometri. Eseguito il lancio di una campata di scale della lunghezza di circa 220 m., un primo esploratore iniziava alle ore 10,30 la discesa. Un'ora più tardi un altro esploratore lo seguiva e raggiungeva il primo che, nel frattempo, attendeva il compagno alla base del pozzo esterno. Questo pozzo, che si apre sul fondo di una vasta dolina, si sprofonda nel calcare per ben 180 m., quasi perfettamente a piombo, ed è privo assolutamente di ripiani od asperità di sorta che ne interrompano la continuità. Alla base di esso la squadra di punta constatava la presenza di una breve galleria, dal suolo costituito da un bianco sedimento argilloso; superato un corto gomito, gli esploratori, al termine della galleria, pervenivano all'imbocco di un ulteriore pozzo, probabile inghiottitoio interno, profondo una ventina di metri che, esplorato accuratamente, non rivelava alcuna continuità. Il ricupero del materiale venne eseguito con rapidità insolita. Infatti in cinquanta minuti gli esploratori riuscirono ad estrarne dall'abisso la lunga e pesante campata di scale ed in altre due ore a riordinare e a caricare il materiale sull'autocarro che trovavasi a circa due chilometri di distanza, in mezzo al bosco. II risultato dell'esplorazione se non è lusinghiero per la profondità massima raggiunta +220 m.), segna però la più grande discesa di un privo di alcun ripiano verticale effettuata nelle grotte della Venezia Giulia. Parteciparono all'esplorazione i signori: Brunc Alberti, Giordano Alberti, Saverio Cernivez, Gianni Cesca (direttore di gita), Renato Crisman, Attilio Devecchi, Tullio De Giovanni, Alfredo Kopacin, Giusto Klun, Giorgio Radivo, Enrico Trampus, Corrado Zucchini.