DESCRIZIONE: tra il Monte Concusso e il basso rilievo del Monte Gaia si estende una zona quasi pianeggiante, racchiusa dall'isoipsa 390 e limitata a settentrione dal confine di Stato; in essa si vuole identificare il profilo di un antico solco vallivo e l'intensità del fenomeno carsico, spinto fino a rilevante profondità, ha attirato fin dal secolo scorso l'attenzione degli speleologi. Dalle ricerche compiute è derivata la scoperta di numerose importanti cavità, raccolte peraltro nei limiti dei calcari del Cretaceo, mentre ad oriente della strada che conduce a Sesana, la quale corrisponde all'incirca al contatto con l'orizzonte dello Spilecciano, la diffusione e lo sviluppo del carsismo hanno trovato condizioni nettamente meno favorevoli. In questa plaga di classiche esplorazioni e di appassionanti ricerche la prima cavità segnalata è stata l'imponente voragine situata alla falde del Monte Gaia, che per la vastità dell'imbocco è, assieme alla Grotta Noè (23/90VG) ed alla Grotta Cacciatori (202/97VG), una delle più suggestive del Carso triestino. Il baratro si apre sul piano di campagna ed ha una forma pressoché rettangolare; mentre le pareti NW sono costituite da compatte lavagne calcaree appena segnate da esigue cornici e piccoli aggetti, quelle NE e SE offrono qualche ripiano e delle brevi nicchie. Fino a venti metri dalla superficie l'inclinazione si scosta alquanto dalla verticalità su ogni lato e la cavità viene ad assumere una struttura svasata, con il fondo ben più esiguo dell'ingresso. Al livello dei detriti di fondo il fianco NE è rotto da un'alta fenditura, dalla quale si scende per una decina di metri in un vano angusto e reso pericoloso da blocchi di roccia e sassi incastrati ad ogni altezza; un fondo di pietrame chiude la cavità, ma la frattura si prolunga orizzontalmente per uno sviluppo non valutabile a causa della vicinanza e delle asperità delle pareti, minutamente incise da una diffusa erosione. Una sensibile corrente d'aria scaturisce dalla fessura nei punti dove questa è libera dai detriti e non è da escludere che al di là della parte impraticabile vi siano ambienti più spaziosi in relazione con vani profondi; va rilevato infatti che questo tratto è costituito dall'estremità della frattura a cui si deve l'origine della cavità. Grande interesse riveste l'abbondantissima flora che cresce lungo i fianchi del pozzo, rappresentata da una grande varietà di piante. Lo sviluppo dei muschi, che dalle pareti si estendono a coprire parte dei detriti del fondo, è davvero eccezionale e su ballatoi più alti si possono ammirare alcuni abeti. Nel 1995 alcuni soci della Commissione Grotte "Eugenio Boegan" hanno forzato la frattura che interessa verticalmente quasi tutta la parete orientale della cavità, ma dopo alcuni scavi, raggiunto uno slargo che ha permesso di scendere nella frattura per una dozzina di metri, questa torna a restringersi alle dimensioni di una spanna e risulta pertanto impraticabile. AGGIORNAMENTO: Nel 1994 la cavità è stata oggetto di una intensa campagna di scavi finalizzata a forzare la fessura finale. L’originale pozzo in frana è stato completamente riempito di detriti. Al suo posto si può ora visitare un corridoio, che conduce superata una fessura ad un pozzo interno di 15 metri stretto ed eroso; oltrepassandolo sulla volta si arriva in una piccola sala di 1,5 m X 3 m.
1) GROTTA AD ANDAMENTO VERTICALE |
1) RILIEVO IN COMPUTER |
2) PROSECUZIONI INACCESSIBILI |
2) GROTTA FOSSILE |
3) SEGNALATA ALLA REGIONE PER FUTURA TUTELA |
4) POSIZIONE ESEGUITA CON GPS DIFFERENZIALE |
5) CAVITA' FACENTE PARTE DEL SECONDO GRUPPO DI GROTTE RIPOSIZIONATE SU CTR 1:5000 CON GPS (2000) |
Ramo | Nome ramo | Profondità (m) |
---|---|---|
1 | - | 7.4 |
1 | - | 15 |
POLLI E., 1994, Aspetti speleobotanici del Pozzo doppio ad Ovest del monte Voistri (Jama Nemceva, 816 VG). Progressione 31, 17 (2): 10-14, dic. 1994 |
POLLI E., 1996, Aspetti vegetazionali della grotta del Monte Napoleone (1048/4286 VG). Progressione 35, 19 (2): 42-49, dic. 1996 |
GARIBOLDI I., 1926, Catalogo delle cavita' carsiche della Venezia Giul ia. Istituto Geografico Militare, Firenze 1926: |
BOEGAN E., 1930, Catasto delle Grotte Italiane. Fascicolo I: Grotte della Venezia Giulia. Istituto It. di Speleologia ed., Trieste 1930: 1-129 |
BERTARELLI L.V., BOEGAN E., 1926, Duemila Grotte. Ed. T.C.I., Milano 1926: 1-494; rist. anast. Fachin ed., Trieste 1986 |
POLLI E., 1992, Grotta di Visogliano 97 VG. Aspetti speleobotanici. Progressione 26, 15 (1): 6-9, giu. 1992 |
POLLI E., 1995, La lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium (l.) neum.) sul Carso triesti no. Progressione 33, 18 (2): 38-43, dic. 1995 |
MAUCCI W., 1959, Lo stato attuale del catasto speleologico della Ve nezia Giulia (Grotte del Carso triestino). Rassegna Speleologica It., 11 (4): 190-219 e Boll. della Soc. Adr. di Sc. Nat., 51: 149-186 |
POLLI E., 1987, Particolare sviluppo di Phyllitis scolopendrium L.Newm. in un baratro (3763 VG) del Carso di Trieste. Atti e Memorie, 26: 65-72 |
BONE N.B., 1995, Pignaton de Gropada. Rien ne va plus. Progressione 32, 18 (1) 13-16, giu. 1995 |
POLLI E., 1993, Polipodio sottile (Polypodium interjectum Sh.) nella 4101 VG. Progressione 28, 16 (1): 8-11, giu. 1993 |
POLLI E., 1994, Taxus baccata L. nel "Pignaton" di Gropada. Progressione 29, 16 (2): 4-8, dic. 1993 |